L’uso degli schermi in sé determina un lavoro importante per il sistema visivo. Una sorta di stress-test che si aggiunge a eventuali criticità visive presenti
Nell’anno trascorso, e senza dubbio anche in quelli futuri per le trasformazioni che si stanno verificando nel nostro modo di lavorare, passiamo sempre più tempo davanti a dei dispositivi elettronici, e questo ha portato molte persone ad accusare disturbi visivi di vario genere. Vediamo quali sono i più frequenti e cosa possiamo fare per risolvere il problema.
Parliamo della prolungata attività al videoterminale: per motivi di lavoro o di studio, buona parte della popolazione trascorre, e trascorrerà molte ore al dì davanti al computer. I disturbi da affaticamento visivo da PC sono già noti, ma l’utilizzo dello smart-working nell’ultimo anno ha portato sicuramente ad ampliare i soggetti interessati, anche per la difficoltà di creare buone condizioni ambientali (illuminazione, ergonomicità della postazione di lavoro) nelle nostre case.
Quali sono i segni di affaticamento visivo al PC e cosa possiamo fare per attenuarli?
1. Un primo problema è dato dall’impegno visivo statico, ravvicinato e protratto. Cioè i nostri occhi devono mantenere la fissazione sullo stesso punto ravvicinato per troppo tempo, e questo sovraccarica il sistema di accomodazione e convergenza. Una persona giovane e senza anomalie visive può non accusare disturbi, ma pensiamo ad un ipermetrope (che vede bene solo grazie ad un iperlavoro dell’accomodazione), ad un astigmatico o ad una persona già presbite o con piccoli problemi di motilità oculare. In questi casi lo sforzo visivo può essere tale da sovraccaricare i sistemi e portare ai cosiddetti disturbi astenopeici: stanchezza, cefalea, arrossamento oculare, bruciore, fastidio alla luce. E’ frequente anche uno sfuocamento della visione al termine del lavoro (tipicamente maggiore difficoltà visiva nel viaggio di ritorno a casa). Lo sdoppiamento temporaneo delle immagini si può invece verificare per esaurimento della capacità di convergenza.
Cosa possiamo fare in questi casi? Per prima cosa consiglio sempre di fare pause di 20 secondi di sguardo lontano ogni 20 minuti di sguardo fisso per vicino. E’ una “ginnastica dell’accomodazione” per mantenerla più elastica ed evitare stati iperaccomodativi e annebbiamenti visivi dopo. Detto ciò, è sicuramente necessario fare una valutazione dall’oculista (non dall’ottico in due minuti!) per valutare le cause alla base del problema e correggerle. Se è vero che molti temono di “abituare l’occhio alle lenti “ troppo presto, in realtà è bene ascoltare sempre i segnali di disagio dei nostri occhi e, in caso di disturbi, porvi rimedio.
2. Spesso con l’uso di PC, smartphone o tablet notiamo la comparsa di rossore, lacrimazione lieve e sensazione di corpo estraneo. Questi possono anche essere segni di secchezza oculare e non necessitano di terapia antibiotica, bensì di lubrificazione con specifiche lacrime artificiali, qualche pausa in più durante il lavoro, e magari un ambiente più salubre, con arieggiamento e umidità adeguata.
I dispositivi elettronici possono danneggiare seriamente gli occhi?
No. L’OMS, dopo aver studiato i problemi occupazionali legati al videoterminale, già nel 1989 ha concluso che ‘Non esiste alcuna evidenza di danni o compromissioni permanenti a carico dell’apparato visivo delle persone che lavorano con videoterminale’.
I dispositivi elettronici possono dare disturbi da discomfort oculare, ma fortunatamente non danni permanenti. E i fattori che contribuiscono all’insorgenza dei disturbi, sono riconducibili alle modalità di presentazione dei caratteri sullo schermo, alle caratteristiche dell’illuminazione dell’ambiente di lavoro (perciò, attenzione nello smart working o nella DAD a non sottovalutarlo) ad eventuale cattiva qualità dell’aria indoor. Di questi disturbi visivi sono ovviamente più suscettibili le persone che hanno qualche fattore più a rischio, come difetti refrattivi o della motilità oculare), perciò è bene mantenere periodicamente sotto controllo medico il nostro sistema visivo.
Si parla spesso dei danni da luce blu. Ci sono davvero?
Si, è vero. Negli ultimi anni si è prestata attenzione anche alla luce blu, una componente della luce visibile che ha l’importante ruolo di regolare il nostro sistema ormonale e che viene emessa dai moderni dispositivi a LED, allo xeno o dai nostri schermi. In condizioni normali la luce blu ha effetti positivi, ma una eccessiva esposizione può provocare irritazione oculare, cataratta o patologie retiniche. Nonché renderci difficile l’addormentamento se ci si espone la sera.
Per tale motivo consiglio sempre di utilizzare un filtro luce blu quando dobbiamo passare molto tempo davanti a dispositivi elettronici, anche nei bambini. Il filtro può essere applicato allo schermo oppure, in chi porta gli occhiali, direttamente sulla lente.
Per concludere l’utilizzo degli schermi quanto è dannoso?
L’uso degli schermi in sé determina un lavoro importante per il sistema visivo. E’ una sorta di stress-test i cui risultati saranno tanto peggiori quanto più i nostri occhi hanno già alla base delle criticità.
Considerando che poco possiamo fare contro questo nuovo modello di vita è bene ricordare che gli occhi non ne avranno comunque disturbi permanenti. Tocca a noi adottare quelle soluzioni, quali pause, illuminazione adeguata, correzione dei nostri difetti visivi, che ci consentono di affrontare le giornate in modo più confortevole.
Dott.ssa Stefania Rossi, medico oculista